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Start up, facile partire difficile restare a galla

14-09-2014 18:47:26

Otto su dieci falliscono nei primi cinque anni e quelle che sopravvivono puntano sull' estero.

«Il problema italiano è la non corrispondenza tra le due parole “start” e “up”: la prima è facile da realizzare, la seconda è impraticabile nel nostro Paese». Fabrizio Sammarco, ad di Italia Camp, network che unisce 70 università italiane con istituzioni e imprese, giustifica così l'elevato tasso di fallimento di nuove imprese: otto su 10 nei primi cinque anni di vita, secondo i dati di Italia Startup.
Della possibilità di fare start up in Italia e, nello specifico, in Veneto, se ne è parlato ieri alla facoltà di Giurisprudenza, in occasione di un incontro organizzato nell'ambito di Panorami d'Italia.
La tesi di Sammarco, «è necessario portare la propria idea di impresa nei Paesi stranieri per farla decollare», trova dimostrazione in alcune start up del territorio, che hanno ben presto rivolto il loro sguardo all'estero. È il caso di Maikol Furlani, ceo di AtlanTech, start up che ha proposto sul mercato una tecnologia innovativa per l'illuminazione pubblica: «Abbiamo vinto una serie di riconoscimenti sul territorio», ha affermato, «abbiamo investito continuamente in ricerca e sviluppo e ora ci sono 60 Paesi pronti a recepire il nostro prodotto. Un salto che possiamo fare solo grazie a un partner industriale che ha deciso di credere in noi».
Anche Julia, start up nata nel 2010 in seno all'ateneo scaligero e guidata da Fausto Spoto, è votata all'internazionalizzazione. «Quasi tutto il nostro fatturato proviene dagli Usa, è tuttavia necessario spingere di più», sottolinea Spoto, «e a questo scopo serve un manager competente oltre che nuovi capitali».
A dimostrazione che molte start up nascono in ambito universitario, nel dipartimento di informatica è nato Computer Science Park, guidato da Franco Fumi e creato per fare da trait d'union tra ricerca e imprese. «Dall'università trasferiamo tecnologie alle aziende», ha precisato, «recuperando fondi dal mercato». Una struttura rodata, «conosciamo i sistemi per accedere ai finanziamenti pubblici e privati e diversi metodi per abbattere i costi iniziali», ha ammesso.
E chi non ha un ateneo alle spalle punta sulle sinergie: è l'idea alla base di Geekville, "il coworking per startup e professionisti creativi, web, mobile", ha spiegato uno dei fondatori Francesco Adami.F.L.

fonte: www.larena.it
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